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Notizie dalla Liguria

Riprende il dialogo Aiop-Aris con le Organizzazioni Sindacali

Il rinnovo del Contratto nazionale del personale non medico, che opera nella componente di diritto privato del Ssn è, da sempre, un’assoluta priorità per Aiop e Aris, e non è mai stato messo in discussione, nel rispetto dei legittimi interessi delle parti. A seguito dell’improvvisa interruzione delle trattative, avvenuta il 27 gennaio scorso, Barbara Cittadini, Presidente nazionale Aiop e Padre Virginio Bebber, Presidente nazionale Aris, hanno avviato immediati contatti con tutti gli interlocutori istituzionali, ribadendo l'assoluta volontà di rispettare gli impegni assunti nei confronti degli oltre 100mila lavoratori che ogni giorno, con grande professionalità, consentono agli italiani di avere una risposta alla propria domanda di salute, tenuto conto delle esigenze delle strutture rappresentate.

Il cammino verso il rinnovo del CCNL del personale non medico ha compiuto un nuovo passo in avanti

Forte segnale di responsabilità da parte dell’Assemblea AIOP

L’Assemblea generale dell’Aiop, convocata a Roma il 22 gennaio u.s., per esprimersi sul tema del rinnovo del CCNL, ha ribadito la volontà di definire, in tempi rapidi, l’intesa per il rinnovo del contratto del personale non medico della componente di diritto privato del Ssn, nel rispetto degli accordi e dei risultati con le Istituzioni e le Organizzazioni sindacali.
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Notizie Aiop Nazionale

Question time Senato. Le risposte dei Ministri Schillaci e Calderoli
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Question time Senato. Le risposte dei Ministri Schillaci e Calderoli

Nel question time di giovedì 13 luglio i Ministri hanno risposto a un ciclo di interrogazioni riguardanti le liste d'attesa e i livelli essenziali delle prestazioni.

Giovedì 13 luglio, si è svolto il Question time presso l'Aula del Senato. In particolare, il Ministro della Salute, Orazio Schillaci ha risposto alle seguenti interrogazioni: 

 

-n. 3-00572, a prima firma Murelli (Lega), in materia di iniziative per l'abbattimento delle liste d'attesa in sanità.

L'interrogante chiedeva di sapere se il Ministro in indirizzo non ritenesse opportuno e utile svolgere approfondimenti su come siano stati utilizzati dalle Regioni i fondi finalizzati all'abbattimento delle liste di attesa e quali iniziative di sistema intendesse intraprendere per porre rimedio alle criticità richiamate, anche in considerazione delle iniziative legislative presentate in ordine al rafforzamento della medicina territoriale e alla riforma sistema di emergenza-urgenza, nell'ottica del potenziamento organizzativo e funzionale finalizzato alla soluzione del problema delle liste di attesa.

Di seguito una sintesi della risposta del Ministro:

  • Dall'analisi del Rapporto civico sulla salute 2023 di Cittadinanzattiva, emerge che, terminata l'emergenza pandemica, i cittadini si trovano a fare i conti più di prima con le conseguenze di scelte improvvide che durano da decenni; scelte che hanno ottenuto un solo e unico effetto: un Sistema sanitario nazionale ingolfato, un serbatoio che perde, ma nel quale si è sempre e solo voluto aggiungere acqua, senza riparare le falle strutturali.
  • Da ripensare è l'architettura complessiva dell'offerta sanitaria, con il potenziamento della medicina territoriale. Sono allo studio proposte concrete per l'implementazione del sistema disegnato dal decreto interministeriale del 23 maggio 2022, n. 77, accompagnato da sistemi di telemedicina e di supporto specialistico diagnostico integrato per soddisfare al meglio i bisogni degli assistiti, contrastando soprattutto gli accessi inappropriati al pronto soccorso. Accanto a questo, è altrettanto necessaria una revisione del modello di assistenza ospedaliera prevista. 
  • Sono stati utilizzati i fondi destinati al recupero sui ritardi accumulati nelle liste di attesa, il Ministero della Salute ha condotto un monitoraggio sistematico dello stato di avanzamento delle attività di recupero, articolato per trimestri e prolungatosi fino alla fine del 2022.
  • L'esito di questo monitoraggio ha effettivamente evidenziato, da parte degli enti territoriali, il mancato utilizzo dell'intera quota dei finanziamenti stanziati. Va precisato, tuttavia, che le quote di finanziamento non utilizzate non sono state utilizzate per altro scopo. Il decreto-legge del 29 dicembre 2022, n. 198, ha introdotto specifiche misure volte a favorire il recupero delle liste d'attesa per le prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale e le prestazioni ospedaliere.
  • In particolare, è prevista la possibilità per Regioni e Province autonome, di rendere disponibile le risorse correnti, già previste nella legge di bilancio del 2021, non utilizzate al 31 dicembre 2022. Al fine di supportare le Regioni e le Province autonome nell'attuazione di quanto disposto con il summenzionato decreto legge del 2022, il Ministero ha diramato uno specifico atto di indirizzo per dare indicazioni specifiche sulle attività di recupero delle prestazioni ambulatoriali, screening e ricovero ospedaliero, per ridurre le liste d'attesa garantendo, nel contempo, il prosieguo delle attività di monitoraggio e supporto fornito al Ministero della Salute da Agenas.
  • Vi è l'intenzione di verificare ancora meglio come siano stati spesi i fondi straordinari stanziati per le liste d'attesa.
  • Si accolgono con favore le puntualizzazioni dei senatori della Lega, che ripercorrono diverse misure che stiamo sviluppando proprio nella direzione di una vera riorganizzazione della filiera della medicina territoriale e dell'emergenza-urgenza.
  • Infine, la situazione delle liste d'attesa dimostra che i fondi servono, ma ciò che soprattutto serve è saperli spendere. Il Ministero non mancherà nei controlli, ma occorre maggiore responsabilità da parte di molte Regioni nei moltiplicare gli sforzi per garantire il fondamentale diritto alla salute.

QUI la risposta completa. 

 

-n.3-00577, a prima firma Paita (AZ-IV), in materia di ridurre i tempi delle liste d'attesa di accesso alle prestazioni sanitarie.

L'interrogante chiedeva di sapere:

  • quali iniziative il Ministro in indirizzo intendesse adottare per ridurre i tempi d'attesa per l'accesso alle prestazioni sanitarie, garantendo piena effettività al diritto alla salute e al fine di scoraggiare in ogni modo il fenomeno della rinuncia alle cure;
  • quali iniziative di competenza intendesse adottare per risolvere le criticità esposte, al fine di garantire piena tutela al fondamentale diritto alla salute sancito in Costituzione e che rischia di essere pregiudicato dalla carenza di personale sanitario, di farmaci, strutture e tempi di attesa irragionevoli.

Di seguito una sintesi della risposta del Ministro:

  • la legge di bilancio 2022 ha introdotto specifiche disposizioni e stanziamenti volti al recupero delle prestazioni non erogate per la pandemia. Con l'entrata in vigore, poi, del decreto-legge n. 198 del 29 dicembre 2022 è stata data la possibilità a Regioni e Province autonome di rendere disponibili per l'equilibrio finanziario 2022 risorse correnti non utilizzate al 31 dicembre 2022 per dare attuazione ai piani operativi regionali per il recupero delle liste d'attesa.
  • Per supportare e monitorare l'azione delle Regioni, il Ministero della Salute ha emanato, di conseguenza, con Circolare 30 maggio 2023, peculiari indicazioni in conformità a quanto disposto nel summenzionato decreto-legge. 
  • In particolare, Regioni e Province autonome che hanno a disposizione un residuo delle risorse correnti non utilizzate al 31 dicembre 2022 possono rendere disponibili queste risorse per le finalità legate a garantire la piena attuazione dei piani operativi regionali per ridurre le liste d'attesa.
  • Le Regioni e le Province autonome che, all'esito delle attività di aggiornamento delle liste e consolidamento dei dati trasmessi al Ministero della Salute, hanno ancora prestazioni da erogare riferibili alle liste d'attesa generatesi durante il periodo pandemico possono utilizzare una quota non superiore allo 0,3 per cento del livello di finanziamento indistinto del fabbisogno sanitario nazionale standard cui concorre lo Stato per l'anno 2023. Inoltre, Regioni e Province autonome possono avvalersi fino al 31 dicembre 2023 delle misure specificatamente previste dalla legislazione vigente. 
  • Per il recupero dei ricoveri ospedalieri, ambulatoriali e di screening con queste modalità: prestazioni aggiuntive della dirigenza medica sanitaria veterinaria e professioni sanitarie dipendenti dal Sistema sanitario nazionale con tariffa oraria aumentata; prestazione aggiuntive del personale del comparto sanità dipendente dal Sistema sanitario nazionale con aumento della tariffa oraria; reclutamento attraverso assunzioni a tempo determinato di personale di comparto e della dirigenza medica sanitaria veterinaria e delle professioni sanitarie anche in deroga e vigenti contratti collettivi del lavoro.
  • Insieme al summenzionato atto di indirizzo e altresì chiaro che, per il recupero delle prestazioni ambulatoriali e di screening, in parziale alternativa a quanto indicato nei punti precedenti, Regioni e Province autonome possono incrementare il monte ore dell'assistenza specialistica ambulatoriale convenzionata interna con ore aggiuntive da assegnare nel rispetto dell'accordo collettivo nazionale. Viene acclarato che è consentito il ricorso alle strutture private accreditate in deroga alle limitazioni disposte dalla vigente normativa.
  • Questi sono problemi derivano da scelte errate e prolungate negli anni che oggi siamo chiamati a fronteggiare. Si sta lavorando in controtendenza. Si vuole intervenire mediante interventi strutturali, con più soldi per il personale medico e sanitario, più tutele per gli operatori sanitari, più fondi per retribuire gli straordinari, più posti per chi vuole studiare medicina.

QUI la risposta completa. 

 

In sede di replica Paita (AZ-IV), si è dichiarato insoddisfatta, dichiarando che solo il 66% dei ricoveri è stato recuperato, mentre per gli screening il target di recupero è stato raggiunto a livello nazionale solo per il 67%  e quello delle prestazioni ambulatoriali per il 57% . 

 

Il Ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, Roberto Calderoli, invece, ha risposto all'interrogazione n. 3-00574, a prima firma Giorgis (PD), in materia di individuazione dei livelli essenziali delle prestazioni in rapporto all'attuazione dell'autonomia differenziata.

L'interrogante chiedeva di sapere se e in che modo il Ministro in indirizzo e il comitato intendessero rispondere alle questioni e ai dubbi di legittimità sollevati e, di conseguenza, in che modo il Ministro intendesse garantire il pieno ed effettivo rispetto dei principi costituzionali richiamati e, in particolare, dell'articolo 117, secondo comma, lettera m), che, come noto, prescrive al legislatore nazionale di garantire a ogni cittadino, ovunque risieda, l'effettivo accesso a livelli (perlomeno) essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali.

Di seguito una sintesi della risposta del Ministro:

  • È intenzione del Ministero, in considerazione della natura tecnica del CLEP, di cui fanno parte 58 qualificatissimi rappresentanti delle istituzioni, esperti e accademici di varia formazione e area culturale, evitare che il medesimo CLEP sia coinvolto nel confronto politico. È necessario, proprio per le alte finalità perseguite (l'istruttoria per la determinazione dei LEP), che esso svolga la propria attività al riparo da impropri condizionamenti esterni.
  • Quanto al quesito posto dall'interrogante, è diretto a produrre la sospensione dell'esame del disegno di legge n. 615. Altri sono gli strumenti previsti dal Regolamento del Senato per giungere a tale risultato, dal Governo ovviamente non auspicato, e non certo gli strumenti del sindacato ispettivo.
  • Diversamente da quanto sostenuto - senza in realtà addurre argomenti - dall'interrogazione, non sussiste alcuna contraddizione nelle disposizioni della legge di bilancio per il 2023 che invece legano indissolubilmente ed espressamente il processo di emanazione dei LEP alle materie interessate dall'autonomia differenziata. 
  • Sono inoltre immotivate le critiche relative all'istituzione di un ulteriore sottogruppo, chiamato a istruire la determinazione dei LEP in tutte le ulteriori materie. Al contrario, il CLEP ha accolto la richiesta dei quattro firmatari della lettera. Il sottogruppo, diversamente da quanto ivi sostenuto, non sarebbe chiamato a svolgere una mera opera di ricognizione dei LEP già rinvenibili nella legislazione esistente, ma, al pari degli altri sottogruppi, dovrebbe proporre, nel caso, anche nuovi LEP nell'ambito delle funzioni esistenti, necessari per assicurare effettivamente il superamento delle disuguaglianze territoriali nell'esercizio dei diritti civili e sociali.
  • I diritti civili e sociali sulla base delle chiare riserve contenute nella prima parte della Costituzione, sono stabiliti dalla legge, così come è la legge che disciplina l'attribuzione all'esercizio delle funzioni pubbliche. 
  • È sempre in base alla legge che saranno determinati i LEP con i decreti del Presidente del Consiglio. Il ricorso ai decreti agevola il tempestivo adeguamento nel tempo dei LEP alle mutate esigenze e condizioni, non ultime quelle derivanti dal mutato quadro tecnico scientifico.
  • Il Governo non è certo insensibile alle molteplici questioni poste nel corso del dibattito parlamentare e delle audizioni e farà proprie alcune proposte emendative di carattere migliorativo dei contenuti del disegno di legge. È certo però che non è consentito alla legge ordinaria, come vorrebbe l'interrogante, porre limiti preventivi ai contenuti delle intese, relativi a materie specificatamente indicate nella Costituzione. Sarà il Parlamento ad occuparsene, quando esaminerà le singole ipotesi, con gli atti di indirizzo prima e il voto finale a maggioranza assoluta poi.

QUI la risposta completa. 

 

In sede di replica, De Cristofaro (Misto-AvS) ha auspicato che gli emendamenti a cui il Ministro fa riferimento che la Commissione voterà nei prossimi giorni, possano effettivamente cambiare natura in maniera significativa al provvedimento in esame. Ha, inoltre, aggiunto che vi è grande preoccupazione su questa riforma, ed in particolar modo sul fatto che possa aggravare sia la diseguaglianza sociale che quella territoriale. 

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