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Notizie dalla Liguria

Riprende il dialogo Aiop-Aris con le Organizzazioni Sindacali

Il rinnovo del Contratto nazionale del personale non medico, che opera nella componente di diritto privato del Ssn è, da sempre, un’assoluta priorità per Aiop e Aris, e non è mai stato messo in discussione, nel rispetto dei legittimi interessi delle parti. A seguito dell’improvvisa interruzione delle trattative, avvenuta il 27 gennaio scorso, Barbara Cittadini, Presidente nazionale Aiop e Padre Virginio Bebber, Presidente nazionale Aris, hanno avviato immediati contatti con tutti gli interlocutori istituzionali, ribadendo l'assoluta volontà di rispettare gli impegni assunti nei confronti degli oltre 100mila lavoratori che ogni giorno, con grande professionalità, consentono agli italiani di avere una risposta alla propria domanda di salute, tenuto conto delle esigenze delle strutture rappresentate.

Il cammino verso il rinnovo del CCNL del personale non medico ha compiuto un nuovo passo in avanti

Forte segnale di responsabilità da parte dell’Assemblea AIOP

L’Assemblea generale dell’Aiop, convocata a Roma il 22 gennaio u.s., per esprimersi sul tema del rinnovo del CCNL, ha ribadito la volontà di definire, in tempi rapidi, l’intesa per il rinnovo del contratto del personale non medico della componente di diritto privato del Ssn, nel rispetto degli accordi e dei risultati con le Istituzioni e le Organizzazioni sindacali.
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Notizie Aiop Nazionale

Ammesso l’accesso alla mail aziendale, purché il dipendente sia preventivamente informato
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Ammesso l’accesso alla mail aziendale, purché il dipendente sia preventivamente informato

Corte di Appello Milano, Sentenza n. 908 del 08.09.2020

Sonia Gallozzi, Consulente giuslavorista della Sede nazionale

La pronuncia in commento affronta il delicato tema della ponderazione tra i poteri di controllo conferiti dalla Legge al datore di lavoro e il diritto alla privacy del dipendente.
La questione di cui è stata investita la Corte territoriale prende le mosse da un’ingente richiesta di risarcimento spiegata dalla Società, la quale richiedeva al Tribunale di accertare la realizzazione da parte di alcuni ex dipendenti di atti di concorrenza sleale e di condotte violative dei doveri di diligenza e fedeltà di cui agli artt. 2104 e 2105 c.c..
Il Tribunale di Milano, accogliendo parzialmente le istanze di parte datoriale, rilevava che “non pare obiettivamente opinabile che i resistenti, grazie alla loro posizione professionale all’interno della società … abbiano posto consapevolmente in essere condotte lesive dei più basilari canoni di diligenza e buona fede richiesti dall’espletamento delle loro mansioni” e condannava i lavoratori al risarcimento del danno, benché in misura molto inferiore rispetto quanto richiesto dall’azienda.
Avverso tale sentenza proponeva appello parte datoriale, nonché i lavoratori, i quali, a mezzo di appello incidentale, censuravano la sentenza di primo grado per aver il Tribunale fondato il proprio convincimento sulla corrispondenza per posta elettronica recuperata dal server aziendale, attività, a parere dei lavoratori violativa della normativa vigente e, in particolare, dell’art. 4 dello statuto dei lavoratori e del Codice della Privacy.
La Corte di Appello di Milano, richiamando una pronuncia del Tribunale di Roma, osservava che “mentre le e-mail personali sono inaccessibili, pena la commissione di un reato e la violazione delle regole costituzionali sul segreto della corrispondenza, non è così per le e-mail aziendali. Dunque, distinguendo tra account personale ed account aziendale, non c’è dubbio che per il primo il datore di lavoro ha il divieto categorico di accesso, mentre per il secondo il controllo delle e-mail è legittimo”.
Di tal che la Corte ha “enunciato il principio dell’assoluta inaccessibilità all’e-mail personale del dipendente … mentre per l’e-mail aziendale l’accesso è subordinato a determinate condizioni quali l’informativa del lavoratore tramite contratto di lavoro e/o policy aziendale
”.
Per quanto ivi interessa, la Corte meneghina ha dunque sancito che l’accesso alla mail aziendale da parte del datore di lavoro è consentito per “effettuare controlli non eccedenti rispetto alle finalità perseguite e tracciabili … nei limiti individuati dal Garante della Privacy o qualora sussistano fondati sospetti nei confronti del dipendente”.
Alla stregua di quanto sopra, è possibile utilizzare per l’accertamento di comportamenti illeciti e la eventuale conseguente contestazione disciplinare e-mail inviate dall’indirizzo del dipendente, a condizione che questo sia preventivamente informato di tale possibilità attraverso una specifica informativa privacy. Parallelamente, ne è pertanto ammessa la loro produzione nell’eventuale giudizio volto al sindacato della legittimità dell’atto espulsivo che ne consegue, costituendo detta corrispondenza presupposto necessario per il relativo accertamento.
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