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Notizie dalla Liguria

Aiop entra a far parte del Cluster Alisei

Parte la collaborazione con Advance Life Science in Italy per la condivisione di best practice italiane ed europee

L’Aiop, a seguito di domanda di adesione presentata il 7 febbraio e approvata il 17 aprile scorso, è entrata a far parte del Cluster Tecnologico Nazionale Alisei- Scienze della Vita. Nell'ambito del gruppo di lavoro, l'Aiop collaborerà alla Commissione direttiva delle Associazioni imprenditoriali, presieduta da Eugenio Aringhieri (CEO del gruppo Dompè).

L’Alisei (Advance Life Science in Italy), presieduto da Diana Bracco (Presidente e Amministratore Delegato del gruppo Bracco), è il Cluster Tecnologico Nazionale Scienze della Vita, il cui obbiettivo è quello di promuovere l’interazione tra il sistema della ricerca, il tessuto imprenditoriale e produttivo e le istituzioni pubbliche nel settore della salute, che è un ambito strategico nel tessuto nazionale.

Difendiamo la libertà di scelta del cittadino

Editoriale del Presidente nazionale, Gabriele Pelissero

Mentre la nostra Associazione è concentrata sulla prossima tornata elettorale interna, sia nazionale che regionale (ed è giusto dedicare attenzione e passione alla nostra vita associativa), non mancano purtroppo insidie continue dall'esterno.
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Notizie Aiop Nazionale

La conciliazione sindacale non può essere validamente conclusa presso la sede aziendale
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La conciliazione sindacale non può essere validamente conclusa presso la sede aziendale

Cass. Sez. Lav. n. 10065 del 15 aprile 2024

Sonia Gallozzi, consulente giuslavorista Sede Nazionale

La sentenza in commento affronta il caso di un lavoratore, il quale impugnava una conciliazione sindacale per non essere stata sottoscritta in “sede protetta”. In particolare, si trattava di un accordo sulla riduzione delle retribuzioni ai fini della conservazione del posto di lavoro, sottoscritto presso i locali della datrice di lavoro, che la Corte d'Appello di Napoli aveva ritenuto privi del carattere di neutralità richiesto dal legislatore ai fini dell'individuazione delle c.d. “sedi protette”. La Corte territoriale aveva infatti sancito che la presenza del rappresentante sindacale presso i locali dell'azienda non valesse a sanare il difetto di neutralità del luogo di stipula dell'accordo e che, infatti, le stesse parti avevano previsto la successiva ratifica dell'accordo presso le sedi abilitate.

Avverso tale pronuncia la società proponeva ricorso per cassazione, ritenendo che la sede sindacale, di cui all'art. 411 c.p.c., non dovesse necessariamente essere intesa come un luogo fisico - topografico ma ben potesse essere anche un luogo virtuale, purchè fosse di protezione del lavoratore. Secondo il ricorrente, infatti, la protezione non si realizzerebbe nel luogo di sottoscrizione, ma nell'effettiva assistenza del sindacato.

Gli Ermellini, confermando la pronuncia di secondo grado, hanno rammentato innanzitutto che “il legislatore ha ritenuto necessaria una forma peculiare di "protezione" del lavoratore, realizzata attraverso la previsione dell'invalidità delle rinunzie e transazioni aventi ad oggetto diritti inderogabili e l'introduzione di un termine di decadenza per l'impugnativa, così da riservare al lavoratore la possibilità di riflettere sulla convenienza dell'atto compiuto e di ricevere consigli al riguardo (così Cass. n. 11167 del 1991 in motivazione). Tale forma di protezione giuridica è non necessaria (art. 2113, ultimo comma c.c.) in presenza di adeguate garanzie costituite dall'intervento di organi pubblici qualificati, operanti in sedi cd. protette. Le disposizioni richiamate dall'ultimo comma dell'art. 2113 c.c. individuano quali sedi cd. protette, la sede giudiziale (artt. 185 e 420 c.p.c.), le commissioni di conciliazione presso la Direzione Provinciale del Lavoro, ora Ispettorato Territoriale del Lavoro (art. 410 e 411, commi 1 e 2, comma c.p.c.), le sedi sindacali (art. 411, comma 3, c.p.c.), oltre ai collegi di conciliazione e arbitrato (art. 412 ter e quater c.p.c.)”.

Orbene, nel caso di specie, l'accordo conciliativo tra le parti in causa veniva concluso ai sensi degli "artt. 410 e 411 c.p.c. e 2113, 4° comma, cod. civ.", e recava la precisazione che lo stesso fosse da "ratificarsi successivamente con le modalità inoppugnabili indicate agli artt. 410 e 411 c.p.c.". Tale adempimento non avveniva e l'accordo in esame veniva sottoscritto dal datore di lavoro e dal lavoratore, alla presenza di un rappresentante sindacale, presso i locali della società.

Secondo gli Ermellini, dunque, “tali modalità non soddisfano i requisiti normativi previsti ai fini della validità delle rinunce e transazioni” poiché “nel sistema normativo sopra descritto, la protezione del lavoratore non è affidata unicamente alla assistenza del rappresentante sindacale, ma anche al luogo in cui la conciliazione avviene, quali concomitanti accorgimenti necessari al fine di garantire la libera determinazione del lavoratore nella rinuncia a diritti previsti da disposizioni inderogabili e l'assenza di condizionamenti, di qualsiasi genere”.

In conclusione, la Cassazione ha confermato che i luoghi selezionati dal legislatore hanno carattere tassativo e non ammettono, pertanto, equipollenti, sia perché direttamente collegati all'organo deputato alla conciliazione e sia in ragione della finalità di lavoratore un ambiente neutro, estraneo al all'influenza della controparte datoriale, sancendo altresì che non poteva deporre in senso contrario Cass. n. 1975 del 2024, concernente una conciliazione diversa, poiché conclusa ai sensi dell'art. 412 ter c.p.c., ossia stipulata presso le sedi e con le modalità previste dai contratti collettivi sottoscritti dalle associazioni sindacali maggiormente rappresentative.

Per tali motivi, la Suprema Corte ha rigettato il ricorso proposto dalla società.

 

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