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Carenza personale sanitario: urgente intervenire per garantire qualità e tempestività delle cure
Dopo la dura lezione del Covid è necessario porsi il problema della carenza di personale e ragionare su soluzioni serie e strutturali. Questo il primo nodo da sciogliere se vogliamo riformare la sanità e il SSN
Silvia De Marchi, Ufficio stampa, relazioni esterne e coordinamento Aiop Giovani
L’emergenza sanitaria che il Paese ha dovuto fronteggiare negli ultimi due anni ha reso ancora più evidente la grave, e ormai strutturale, carenza di personale sanitario sul territorio nazionale.
Mancano i professionisti della Sanità, medici e infermieri in testa, ma anche tutti gli altri protagonisti della filiera dell’assistenza.
Le strutture sanitarie da tempo denunciano le difficoltà che incontrano nel reperire personale medico, soprattutto dirigenti, ma anche medici specializzati in anestesia e rianimazione, medicina d’urgenza, malattie infettive, pneumologia, ostetricia e ginecologia, pediatria e radiodiagnostica, per elencare le specializzazioni più “scoperte”.
Identico problema sussiste per gli infermieri e gli operatori socio-sanitari, e il fatto che il nostro Paese invecchi molto rapidamente non fa che acuire la carenza, rendendo il tema ancor più attuale.
La problematica infatti, non è legata solo all’emergenza, essa ha radici antiche e, negli anni, si è pericolosamente cronicizzata. Per questo necessita di essere affrontata, una volta per tutte, in maniera seria e strutturale.
Il parlamento, da parte sua, ha provato a porre rimedio a questa criticità prorogando al 31 dicembre 2022 la possibilità, per il personale con una qualifica ottenuta in una nazione extra UE, di esercitare la professione sul territorio nazionale.
Tuttavia questa soluzione-tampone non basta. E anche se il Ministero della Salute ha aumentato, negli ultimi anni, le borse di specializzazione in Medicina finanziate dallo Stato, purtroppo non si eliminerà a breve l’imbuto formativo di cui siamo ostaggio.
Infatti, ad oggi, non è possibile ritenere che nel futuro più prossimo, l’ingresso dei giovani professionisti italiani sul mercato lavorativo sia in grado di colmare una carenza tanto rilevante.
La serietà della questione impone, dunque, di ripensare quantomeno alla data.
Aiop, naturalmente, è molto sensibile al tema.
Per questo non solo lo sta portando in ogni sede istituzionale, ma si è anche fatta carico di presentare delle proposte concrete come, ad esempio, la richiesta di estendere ulteriormente la suddetta proroga al 31 dicembre 2023, per consentire alle strutture di poter programmare il lavoro con più serenità.
Lo stress-test cui la nostra sanità è stata sottoposta negli ultimi due anni ha evidenziato come carenze strutturali e di programmazione abbiano esercitato una pressione enorme sugli ospedali, i quali, spesso, si sono visti costretti a convertire interi reparti in “posti Covid”.
Una decisione spesso necessaria, questa, ma che ha avuto effetti dirompenti sulle strutture limitando, di fatto, la possibilità di quest’ultime di prendere in carico pazienti con altre patologie, e andando così ad acuire fenomeni preoccupanti come la rinuncia alle cure e l’aumento delle liste d’attesa.
Proprio la carenza di personale medico e infermieristico, e la conseguente limitata disponibilità di posti letto negli ospedali sono tra le maggiori criticità del SSN.
Vi è assoluto bisogno di una programmazione più adeguata e lungimirante, e di questo si deve far carico anche il legislatore, per evitare che tale grave criticità infici sulla qualità delle cure che siamo in grado di erogare ai cittadini.
In un momento, come è questo, nel quale la sanità è finalmente tornata al centro della discussione pubblica, una riforma del nostro modello di cura e di welfare, che parta dalla presa di coscienza del problema della carenza del personale, appare davvero non più rinviabile.