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Notizie dalla Liguria

La scomparsa del Presidente Gustavo Sciachì

Presidente nazionale Aiop dal 1985 al 2000

Lo scorso 25 marzo si è spento l’avvocato Gustavo Sciachì, presidente nazionale Aiop dal 1985 al 2000. Un lungo tratto di strada che rende evidente la grande stima e la fiducia che l’Associazione ha risposto nella sua persona. La sua presidenza ha attraversato il tratto più lungo dei 50 anni della storia dell’Aiop, incidendo profondamente sullo sviluppo dell’Associazione, portandola ad acquisire soprattutto maggiore credibilità e forza nel confronto con le istituzioni regionali e nazionali.

Vietato curarsi negli ospedali migliori

Intervista al Presidente nazionale, Gabriele Pelissero, pubblicata su Il Giornale

«Stiamo scivolando verso una situazione inaccettabile - lancia l'allarme Gabriele Pelissero, presidente dell'Aiop -. Invece di migliorare il livello medio nelle regioni che più zoppicano, si vogliono introdurre filtri e blocchi contro le realtà all' avanguardia. E in questo modo, senza che l' opinione pubblica sia stata informata, si toglierà a migliaia di pazienti il potere di scegliere i centri più evoluti. Penso alle migliaia di persone che oggi puntano a Nord per farsi impiantare una protesi all' anca o al ginocchio».

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Notizie Aiop Nazionale

Finanziamento Ssn. Le audizioni dell'Upb e della Corte dei Conti in Commissione Affari Sociali
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Finanziamento Ssn. Le audizioni dell'Upb e della Corte dei Conti in Commissione Affari Sociali

Mercoledì 17 luglio u.s. in Commissione Affari Sociali alla Camera, nell'ambito dell'esame in sede referente della PdL in materia di finanziamento, organizzazione e funzionamento del SSN ("Disposizioni concernenti il finanziamento, l'organizzazione e il funzionamento del Servizio sanitario nazionale nonché delega al Governo per il riordino delle agevolazioni fiscali relative all'assistenza sanitaria complementare" - A.C. 1298) si è svolto un ciclo di audizioni.

Mercoledì 17 luglio u.s. in Commissione Affari Sociali alla Camera, si è svolta l'audizione, nell'ambito dell'esame in sede referente della PdL in materia di finanziamento, organizzazione e funzionamento del SSN ("Disposizioni concernenti il finanziamento, l'organizzazione e il funzionamento del Servizio sanitario nazionale nonché delega al Governo per il riordino delle agevolazioni fiscali relative all'assistenza sanitaria complementare" - A.C. 1298) di:
  • Giampaolo Arachi, membro del Consiglio dell’Ufficio parlamentare di bilancio; 
  • rappresentanti della Corte dei Conti.

Di seguito una sintesi delle principali dichiarazioni di Giampaolo Arachi:

  • La copertura finanziaria è demandata a interventi di spending review o, nel caso in cui questi non vengano individuati o fossero insufficienti, a misure di incremento del gettito, anche intervenendo sulle aliquote fiscali. Tale impostazione, nonostante la carenza di elementi di dettaglio, passando per un aumento delle entrate, fornisce maggiore certezza di un recupero di risorse strutturali per finanziare un aumento permanente della spesa sanitaria, in linea con una corretta gestione del bilancio pubblico, e rende esplicita la scelta di politica economica. Tuttavia, la combinazione delle disposizioni della pdl relative a spesa, finanziamento del Ssn e coperture evidenzia alcune incoerenze, che rendono difficile l’interpretazione della volontà del legislatore e richiedono chiarimenti su alcuni nodi cruciali, a partire dalla dimensione delle nuove risorse che si intende allocare alla sanità e della relativa progressione nel tempo. 
  • Sempre nel quadriennio di programmazione e con la stessa regola della proposta di legge si determinerebbero aumenti in valore assoluto del finanziamento di circa 2,8 miliardi nel 2024 e di oltre 5 in ciascun anno del triennio successivo. L’incremento del finanziamento, se seguisse le regole della pdl, consentirebbe un aumento di spesa, rispetto al 2023, molto lontano da quello necessario per compiere il balzo all’8 per cento del Pil nel 2024. Negli anni successivi lo scarto negativo tra incremento del finanziamento e aumento della spesa necessario per mantenere il rapporto con il Pil al livello auspicato (nell’eventualità che fosse raggiunto nel 2024) si ridurrebbe fino a cambiare segno dal 2026. Un’interpretazione alternativa delle proposte della pdl, che richiederebbe tuttavia una migliore specificazione nel testo, potrebbe consistere nell’indicazione dell’8 per cento del Pil come obiettivo di spesa sanitaria da conseguire gradualmente nel lungo periodo - ha concluso Arachi - attraverso incrementi annuali del finanziamento non inferiori al doppio del tasso di inflazione. 
QUI la memoria depositata. 
 
Di seguito una sintesi delle principali dichiarazioni dei rappresentanti della Corte dei Conti:
  • La norma che interessa la spesa e il finanziamento del Ssn rivede il livello di spesa da raggiungere, l’8% del Pil, per rispondere alla necessità del finanziamento della spesa sanitaria e prevede un meccanismo di aggiornamento e calcolo del finanziamento del Fondo sanitario nazionale a cui concorre lo Stato. 
  • Il livello di spesa in Italia è più contenuto rispetto agli altri Paesi europei. La spesa sanitaria privata sta crescendo in modo molto consistente, si è arrivati a 43 miliardi di spesa coperta dai privati, ma rileva soprattuto la forte differenza tra le capacità di spesa delle fasce più privilegiate e delle fasce più in difficoltà. Le differenze nel paniere di spese che sono pari a 3,5 volte quelle delle classi più ricche rispetto a quelle più povere, diventano 4,7 volte quando si guarda alla spesa sanitaria. C’è un forte bisogno di mantenere un livello di spesa pubblica elevato e rispondere a questo declino che si prefigura nei documenti programmatici.
  • Emergono perplessità sulla modifica del nuovo sistema di garanzia dei Lea. Bisognerebbe specificare il metodo e su quale base gli indicatori e i parametri sono da scegliere. Dopo vari anni di sperimentazione il nuovo sistema è entrato in funzione da due anni, quindi riaprire il discorso sugli indicatori Lea per la valutazione potrebbe riaprire una fase di sperimentazione che è andata adesso a regime. Potrebbe essere opportuno allargare gli indicatori Core includendo anche alcuni indicatori non Core.
  • La proposta sottolinea la necessità di eliminare dall’elenco Lea le prestazioni sanitarie obsolete. Abbiamo monitorato negli anni le attività e le analisi di delisting hanno finora inciso solo su prestazioni che, guardando la tessera sanitaria, non erano più utilizzate e che quindi avrebbero un impatto in termini di benefici per la finanza pubblica molto limitato. Dal delisting si può aspettare beneficio ma molto limitato nel tempo. 
  • Si prevede l’incremento dei posti letto per acuti a 5 su 1000 abitanti e dei posti letto di terapia intensiva a 25 per 100mila abitanti. Guardando ai posti letto per acuti si tratterebbe di ulteriori 60mila posti letti con un costo stimato che, guardando agli ospedali comunità, risulterebbe pari a circa 7 miliardi in termini di investimenti, senza calcolare i costi di gestione. La distribuzione dei posti letto in Italia è diversa per livello territoriale, potrebbero esserci aumenti molto più forti nelle regioni meridionali, ma va considerato che in queste aree gli ultimi dati relativi al tasso di utilizzo dei posti letto sono abbastanza contenuti. Quindi le misure devono essere accompagnate da misure di miglioramento della qualità dei servizi altrimenti si aggrava un andamento inefficiente. 
  • Rispetto al riordino della sanità integrativa si propone di ricondurre a un’unica fattispecie le forme di assistenza sanitaria integrativa. Questo comporta il ritorno a uno schema in cui sono destinate a prestazioni non Lea l’80% delle risorse, mentre il restante 20% potrebbe essere destinato a misure Lea, ma solo per quello che rimane a carico degli assistiti. Questa modifica non riguarderebbe i fondi doc, ma i non doc, si tratta di 16 milioni di soggetti che hanno ottenuto prestazioni per circa 2,2 miliardi. L’entrata in vigore di un regime che ridurrebbe l'area di intervento di questi fondi in maniera molto rilevante sembra da accompagnare con delle misure, perché bisogna evitare che il costo coperto per questi 16 milioni di soggetti che hanno aderito ai fondi si trasferisca sul pubblico o finisca per rimanere a carico della spesa del privato. 

QUI la memoria depositata.

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