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Notizie dalla Liguria

Gabriele Pelissero nominato presidente del Cluster Lombardo Scienze della vita

Il Consiglio direttivo del Cluster lombardo Scienze della vita ha nominato il nuovo presidente. Si tratta di Gabriele Pelissero che prenderà il posto di Silvio Garattini, presidente dell’Istituto Mario Negri. “Sono onorato per questa nomina. - afferma Gabriele Pelissero - La filiera della salute è una grande opportunità di crescita per il territorio lombardo e per tutto il Paese, a livello nazionale rappresenta l’11% circa del Pil, per un valore di 200 miliardi di euro circa ed è quindi molto più ampia di quanto sembri. Parte dal lavoro dei giovani ricercatori, per concludere il suo ciclo al letto del paziente, grazie all’integrazione dei suoi tre capisaldi: industria, ricerca e sanità”.

Le politiche sanitarie sono anche politiche industriali e incidono sulla competitività

Intervento del Vice presidente Aiop, Barbara Cittadini, durante le Assise Generali di Confindustria

7.000 sono stati gli imprenditori che hanno partecipato, discusso e condiviso le proprie esperienze e la propria visione di futuro in occasione delle Assise generali di Confindustria dello scorso 16 febbraio. Ed è stata proprio in tale occasione che il Vice presidente Aiop, Barbara Cittadini, è intervenuta dichiarando come "La sanità, nelle sue componenti pubblica e privata, che nel nostro Paese rappresenta l'11% del Pil e dà lavoro a 2 milioni e mezzo di persone, rappresenta un fattore di sviluppo per il Paese, sia per il contributo dei settori economici coinvolti sia per il suo impatto sociale.
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Notizie Aiop Nazionale

Cittadini (Aiop): “La Nadef disegna uno scenario preoccupante. È a rischio la tenuta stessa del SSN”
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Cittadini (Aiop): “La Nadef disegna uno scenario preoccupante. È a rischio la tenuta stessa del SSN”

I dati della Nadef evidenziano una riduzione della spesa sanitaria che la porterà, nel 2024, a livelli più bassi, in rapporto al PIL, rispetto al periodo pre-pandemico.

di Barbara Cittadini
 
Quello che delinea la Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza, approvata mercoledì 27 settembre scorso dal Consiglio dei Ministri, è uno scenario preoccupante che pone seri dubbi sulla tenuta del Servizio Sanitario Nazionale.
 
Le risorse destinate alla sanità registrano, per l’anno in corso, una riduzione di 1,3 miliardi rispetto alle previsioni di aprile 2023, passando da 136,043 a 134,734 miliardi, con il rapporto della spesa sul PIL che si attesterà al 6,6%, a fronte del 6,7% indicato nel DEF di aprile, di molto inferiore all’8% della media OCSE Europa 2020.
 
Le previsioni indicano, poi, una ulteriore diminuzione della spesa che, nel 2024, sarà pari a 132,946 miliardi e al 6,2% del PIL: anche in questo caso, in ottica comparativa, si tratta di un dato inferiore rispetto al DEF di aprile che anticipava un’incidenza sul PIL al 6,3%.
 
Sebbene in termini assoluti, nel prossimo biennio, il trend registri un miglioramento con un incremento del livello di spesa sanitaria di 1,7 miliardi nel 2025 e di 573 milioni nel 2026, l’andamento previsionale del PIL – a sua volta in crescita – comporterà di fatto una invarianza del rapporto tra spesa e PIL per il 2025 (al 6,2%) e una diminuzione per il 2026 (al 6,1%).
 
E’ evidente una constatazione che non è possibile non fare. 
Quanto emerge dalla Nota di aggiornamento solleva fortissime preoccupazioni: in primo luogo, perché interviene in una fase di forte instabilità, una fase nella quale il mercato italiano ed europeo sono soggetti alla pressione inflazionistica legata, anche ma non solo, ai condizionamenti della guerra in Ucraina sul mercato dei beni energetici; in secondo luogo, perché gli effetti della pandemia non si sono, ancora, del tutto esauriti.
 
La conclusione che si può trarre da tutto questo è semplice, chiara e più che preoccupante: se consideriamo i dati sulle liste di attesa, quelli relativi alle rinunce alle cure e quelli sull’invecchiamento della popolazione, la tenuta del SSN appare già molto precaria.
 
Per tale ragione, le proiezioni di spesa risultano assolutamente insufficienti per risolvere le criticità del SSN e riportano l’Italia a livelli di spesa/PIL inferiori a quelli del periodo pre-pandemico quando il valore del 6,4% era già considerato inadeguato.
 
Non possiamo dimenticare, peraltro, che a tutto questo si aggiungono le progettualità previste dalla Missione 6 del PNRR, che avranno bisogno di forti aumenti di spesa corrente per la loro gestione.
 
Il confronto con i principali Paesi europei, poi, ci vede ampiamente sotto la media.
Se consideriamo il periodo pre-pandemico, infatti, nel 2019 l’Italia si attestava al 6,4% a fronte di una media al di sopra del 9% degli altri partner europei: 9,8% della Germania, 9,3% della Francia e 7,8% del Regno Unito.
 
Si tratta, dunque, di un quadro che non può che allarmarci: un livello di finanziamento inadeguato condurrà, inevitabilmente, a garantire sempre meno prestazioni alla popolazione che, se non potrà ricorrere alla spesa out-of-pocket, sarà costretta ad aspettare tempi che rischiano di compromettere, in tutto o in parte, la propria salute o a rinunciare completamente alle cure.
 
L’auspicio, quindi, è che nel ricercare il difficile equilibrio tra il diritto alla salute – l’unico, comunque, definito fondamentale dalla nostra Costituzione – e le esigenze di bilancio, non si sacrifichino i caratteri di universalità, uguaglianza ed equità del Servizio sanitario nazionale. 
Se l’Italia vuole rimanere un Paese con lo stesso livello di civiltà di quelli economicamente e socialmente più avanzati, conservare e preservare un SSN efficace ed efficiente, universale ed equo è un obiettivo prioritario da perseguire .
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