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Notizie dalla Liguria

Storica apertura di Confindustria alla filiera della salute

Presentato il Rapporto annuale sulla filiera della salute

La “white economy” è ormai un potente driver dell’economia italiana che contribuisce al Pil nazionale per il 10,7%, dando lavoro ad oltre 2,4 milioni di persone, pari a circa il 10% dell’occupazione complessiva. Una filiera pubblica e privata, quella della salute, che produce qualità della vita portando l’Italia ai primi posti nel mondo per numero di anni vissuti senza malattie o infortuni. Che contribuisce alla ricchezza nazionale. E che ha il vantaggio di essere anticiclica, come dimostrano gli aumenti a due cifre messi a segno in questi anni di crisi su export, fatturato e valore aggiunto. É questa la fotografia che emerge dal Rapporto di Confindustria sulla filiera della salute, presentato mercoledì mattina a Roma, e realizzato insieme alle Associazioni confederali di categoria che rappresentano la filiera stessa, tra cui Aiop, Assobiomedica, Farmindustria, Federchimica e Federterme.

Via Irpef nelle Regioni risanate e Titolo V da modificare

«Le Regioni uscite dal Piano di rientro e che hanno raggiunto il pareggio di bilancio, non hanno più nessuna ragione di mantenere una super aliquota Irpef che era stata pensata per coprire il deficit nella sanità e che pesa tantissimo sui cittadini».
Questa è la posizione del ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, intervenuta alla trasmissione radiofonica Radio anch' io su Radio Rai 1.
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Notizie Aiop Nazionale

Siglato l'accordo interconfederale di indirizzo sulla contrattazione collettiva
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Siglato l'accordo interconfederale di indirizzo sulla contrattazione collettiva

9 marzo 2018

Sonia Gallozzi, Consulente giuslavorista della Sede nazionale

Il 9 marzo Confindustria, Cgil, Cisl e Uil hanno siglato un accordo programmatico avente ad oggetto “Contenuti ed indirizzi delle relazioni industriali e della contrattazione collettiva”, con l’obiettivo di introdurre un nuovo modello di contrattazione volto ad offrire strumenti di gestione dei rapporti sindacali in grado di rispondere alle esigenze di cambiamento correlate allo sviluppo tecnologico e produttivo delle imprese.
L’accordo in esame stabilisce dunque una serie di linee guida volte ad incrementare la competitività delle aziende, a favorire un mercato del lavoro più dinamico ed equilibrato ed a rafforzare il collegamento tra produttività del lavoro e retribuzioni, contrastando la proliferazione di contratti collettivi volti a dare mera “copertura formale a situazioni di vero e proprio dumping contrattuale, che alterano la concorrenza tra imprese e danneggiano i lavoratori”.
Il documento fissa infatti alcuni principi di ordine generale e segnatamente:

MISURAZIONE DELLA RAPPRESENTANZA ANCHE DI PARTE DATORIALE
Il documento condiviso affronta il tema della rappresentanza sindacale e datoriale. Le parti, prendendo spunto dalle basi poste dal Testo Unico del 2014, sottolineano come il perseguimento degli obiettivi di quest’ultimo sia propedeutico al consolidamento di quelli posti dal presente accordo e come i due siano strettamente connessi e in termini di continuità anche rispetto a tutti quelli precedenti sul tema. Per tale ragione, ritengono prioritariamente necessario che venga misurata la rappresentatività datoriale oltre che quella sindacale, avviando un percorso per definire un sistema di certificazione della rappresentanza datoriale, anche attraverso il coinvolgimento del Cnel, presso il quale verrà costituito un apposito gruppo di lavoro per il potenziamento della banca dati sulla contrattazione collettiva. Il Cnel dovrà, infatti, effettuare una ricognizione dei parametri della contrattazione collettiva, per permettere alle parti sociali di apportare i necessari aggiustamenti, al fine di garantire una stretta correlazione tra il Ccnl applicato e la reale attività di impresa; dovrà effettuare, altresì, una ricognizione dei soggetti firmatari dei contratti. Tali attività devono essere propedeutiche all’adozione da parte di Confindustria, Cgil, Cisl e Uil di regole che assicurino il rispetto dei perimetri della contrattazione collettiva e impediscano i fenomeni di dumping contrattuale. L’efficacia generalizzata dei contratti collettivi rappresenta, infatti, - secondo i firmatari - un elemento fondamentale per le relazioni industriali e il presupposto per un’eventuale definizione anche normativa della materia.

RUOLO DEI CONTRATTI COLLETTIVI DI PRIMO E SECONDO LIVELLO
Le parti ribadiscono il ruolo della contrattazione collettiva, confermando l’articolazione in due livelli della stessa, ribadendo i ruoli della contrattazione nazionale quale fonte di regolazione dei rapporti di lavoro, garante dei trattamenti economici e normativi comuni a tutti i lavoratori appartenenti ad un settore e garante delle relazioni sindacali dello stesso, nonché regolatore delle iniziative nell’ambito della bilateralità.
Il contratto collettivo nazionale individuerà dunque il trattamento economico complessivo (TEC) e il trattamento economico minimo (TEM), da riconoscersi ai lavoratori di un settore. Il TEC, quindi, sarà costituito dal TEM e da tutti quei trattamenti economici (compresi il welfare) che il contratto collettivo nazionale definisce “comuni a tutti i lavoratori del settore”, a prescindere dal livello di contrattazione a cui il medesimo Ccnl ne affiderà la disciplina. Sempre il Ccnl dovrà incentivare lo sviluppo virtuoso della contrattazione di secondo livello (aziendale o territoriale) per il riconoscimento di trattamenti economici legati alla reale produttività aziendale, all’efficienza, alla redditività, alla innovazione tecnologica. Con riferimento al TEM (trattamento economico minimo), le parti hanno statuito che questo sarà costituito dai minimi tabellari e la sua variazione avverrà in funzione degli scostamenti registrati nel tempo dall’indice dei prezzi al consumo, armonizzato per i paesi membri della Comunità europea e che il Ccnl potrà, comunque, modificare i valori del TEM, in ragione di processi di trasformazione e/o di innovazione organizzativa.

RELAZIONI INDUSTRIALI

Il documento affronta, infine, i temi del welfare, della formazione e delle competenze, della sicurezza sul lavoro, del mercato del lavoro e delle forme di partecipazione all’attività di impresa, individuando la centralità della previdenza complementare, dell’innalzamento e miglioramento dell’offerta formativa, delle sinergie con l’Inail, con particolare riferimento all’attività di prevenzione, ricerca e formazione e ponendo al centro del mercato del lavoro l’inclusione dei giovani.
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