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Notizie dalla Liguria

Storica apertura di Confindustria alla filiera della salute

Presentato il Rapporto annuale sulla filiera della salute

La “white economy” è ormai un potente driver dell’economia italiana che contribuisce al Pil nazionale per il 10,7%, dando lavoro ad oltre 2,4 milioni di persone, pari a circa il 10% dell’occupazione complessiva. Una filiera pubblica e privata, quella della salute, che produce qualità della vita portando l’Italia ai primi posti nel mondo per numero di anni vissuti senza malattie o infortuni. Che contribuisce alla ricchezza nazionale. E che ha il vantaggio di essere anticiclica, come dimostrano gli aumenti a due cifre messi a segno in questi anni di crisi su export, fatturato e valore aggiunto. É questa la fotografia che emerge dal Rapporto di Confindustria sulla filiera della salute, presentato mercoledì mattina a Roma, e realizzato insieme alle Associazioni confederali di categoria che rappresentano la filiera stessa, tra cui Aiop, Assobiomedica, Farmindustria, Federchimica e Federterme.

Via Irpef nelle Regioni risanate e Titolo V da modificare

«Le Regioni uscite dal Piano di rientro e che hanno raggiunto il pareggio di bilancio, non hanno più nessuna ragione di mantenere una super aliquota Irpef che era stata pensata per coprire il deficit nella sanità e che pesa tantissimo sui cittadini».
Questa è la posizione del ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, intervenuta alla trasmissione radiofonica Radio anch' io su Radio Rai 1.
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Notizie Aiop Nazionale

Corte dei Conti: “Le risorse sanitarie assegnate alle Regioni non hanno compensato l’aumento dei prezzi"
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Corte dei Conti: “Le risorse sanitarie assegnate alle Regioni non hanno compensato l’aumento dei prezzi"

Pubblicata la Relazione sulla gestione finanziaria delle Regioni/Province Autonome per gli esercizi 2020-2023. La Corte sottolinea che esistono divari territoriali significativi nella qualità delle prestazioni sanitarie che non si allineano con il principio di uguaglianza.

“Le entrate regionali, soprattutto quelle tributarie, sono aumentate, nel 2023, anche in virtù dei fondi PNRR, dopo un calo 2022 dovuto alla fine dei trasferimenti statali straordinari per l'emergenza. Le risorse sanitarie assegnate alle Regioni non compensano, tuttavia, l'aumento dei prezzi, riducendo la quota di spesa sanitaria rispetto al PIL”. Questa l'analisi della Corte dei Conti nella “Relazione sulla gestione finanziaria delle Regioni/Province Autonome per gli esercizi 2020-2023”, approvata dalla Sezione delle Autonomie della Corte con delibera n. 14/SEZAUT/2024/FRG.

“La riattivazione del Patto di Stabilità e Crescita (PSC) - si legge nel documento - potrebbe avere un impatto significativo in particolare sul settore sanitario. Le riscossioni in conto competenza sono migliorate nel 2021 ma diminuite nel 2022, anno in cui si è registrato un aumento di quelle in conto residui. Sull’andamento delle entrate emerge, principalmente, la riduzione dei trasferimenti correnti dalle Amministrazioni Centrali”.

“La spesa corrente delle Regioni a statuto ordinario è aumentata tra il 2020 e il 2022, con impegni e pagamenti in crescita, rispettivamente, di 7,9 e 2,6 miliardi di euro. Gli impegni per la spesa in conto capitale, diminuiti nel 2021 rispetto al 2020, sono aumentati significativamente nel 2022. La spesa sanitaria complessiva è cresciuta dai 136,7 miliardi del 2020 ai 149,5 del 2022, con il maggior incremento al nord”.

“Sempre nel 2022 criticità sono state rilevate, dal Nuovo Sistema di Garanzia, in alcune Regioni. Difatti, solo 13 Regioni/Province autonome hanno superato la sufficienza in tutte le macroaree osservate e, soprattutto in quella della prevenzione, che presenta le maggiori criticità, la pandemia ha peggiorato i punteggi”.

“I bilanci regionali – prosegue la Corte - mostrano un equilibrio positivo in termini di competenza, ma, se si osservano gli accantonamenti ai fondi, i risultati aggregati rivelano un disavanzo, per il triennio 2020-2022, delle Regioni a statuto ordinario e un avanzo per quelle a statuto speciale, ad eccezione della Sicilia”.

“La spesa sanitaria – conclude la Corte - ha visto, nel 2020, un maggiore incremento nelle Regioni a statuto ordinario su quelle a statuto speciale, con un’inversione di tendenza nel 2021 e una nuova crescita nel 2022. Nello stesso anno, l'indebitamento complessivo delle Regioni è diminuito, con un indebitamento pro capite di 668 euro, in calo sugli anni precedenti. Il dato dell’indebitamento medio pro capite è più elevato per le Regioni a statuto speciale, con significative variazioni tra le diverse aree”.

 

Spesa sanitaria

La spesa sanitaria rappresenta la parte preponderante della spesa regionale, in linea con l’art. 32 della Costituzione, che tutela il diritto alla salute e garantisce livelli essenziali di assistenza. Secondo il d.lgs. n. 118 del 2011, le Regioni devono garantire una perimetrazione chiara delle entrate e delle uscite sanitarie. Nel biennio 2020-2021, la spesa sanitaria è aumentata grazie agli interventi straordinari del governo per affrontare la pandemia da Covid-19, con un incremento del 9,3% rispetto al 2020. La spesa sanitaria complessiva è passata da 136,7 miliardi di euro nel 2020 a 149,5 miliardi di euro nel 2022, rappresentando il 63,7% della spesa regionale totale. La spesa sanitaria è maggiormente sostenuta nell’area Nord (48,4%), seguita dal Sud (30%) e dal Centro (21,6%). Nelle RSS, la spesa sanitaria rappresenta il 42,2% della spesa sanitaria regionale, con un incremento del 12,2% nel triennio. La spesa corrente costituisce il 96% dei trasferimenti agli enti sanitari regionali, rappresentando circa l’84% della spesa corrente complessiva delle RSO e il 51% per le RSS (escluso il Trentino-Alto Adige). La spesa in conto capitale è aumentata nel triennio, specialmente nel 2022, grazie ai trasferimenti del PNRR.

Nel biennio 2020-2021, i pagamenti totali sono aumentati a causa delle maggiori risorse statali per il finanziamento sanitario e l’emergenza Covid-19. Nel 2022, la situazione è rimasta stabile con un leggero incremento degli impegni. I pagamenti in conto competenza sono leggermente diminuiti, mentre quelli in conto residui sono aumentati nel 2022. Lo stock dei residui passivi sanitari è aumentato di 14,7 miliardi di euro (46,6%) nel triennio: 12,8 miliardi per le RSO (44,7%) e 1,9 miliardi per le RSS (69,5%). La maggiore incidenza è stata nell’area Nord (47%), seguita dal Sud (44,8%) e dal Centro (37,6%). Nel 2022, il Nuovo Sistema di Garanzia ha evidenziato criticità in alcune Regioni, con 13 Regioni/Province autonome che hanno superato la soglia di sufficienza in tutte le macroaree (assistenza e prevenzione, distrettuale e ospedaliera). La Provincia autonoma di Bolzano e le Regioni Abruzzo e Molise hanno avuto punteggi insufficienti nell’area della prevenzione, mentre la Campania nell’area distrettuale. Calabria, Regione siciliana e Sardegna hanno ottenuto punteggi insufficienti in due macroaree, e la Valle d’Aosta in tutte.

L’emergenza pandemica ha peggiorato i punteggi, tenuto conto che prima della pandemia solo sei Regioni presentavano profili di insufficienza. La macroarea della prevenzione presenta le maggiori criticità, seguita dalla distrettuale, mentre l’area ospedaliera mostra un miglioramento.Analizzando le predette tre macroaree (prevenzione, distrettuale e ospedaliera) mettendo in relazione gli aspetti economico-patrimoniali acquisiti dal modello LA presente in Openbdap con i punteggi LEA pubblicati dal Ministero della Salute per il 2022, si osservano notevoli differenze regionali. Nell’area della prevenzione, l’Emilia-Romagna ha ottenuto il punteggio più alto con il 96,13%, mentre la Calabria ha registrato il punteggio più basso con il 36,59%. Per la macroarea distrettuale, la Toscana ha raggiunto il 96,42%, mentre la Calabria ha ottenuto il 34,88%. Infine, nella macroarea ospedaliera, la Provincia autonoma di Trento ha raggiunto il 98,35%, contro il 63,78% della Calabria. Questi dati mostrano una significativa variabilità nella qualità dei servizi sanitari tra le diverse Regioni italiane.

 

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