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Notizie dalla Liguria

Io candidata alla presidenza della Regione Siciliana? No grazie, scelgo la sanità

Intervista al Vice Presidente Aiop, Barbara Cittadini

Barbara Cittadini ha deciso di resistere al fascino della politica e ha rifiutato, seppur dicendosi lusingata, la proposta di candidarsi a Presidente della Regione siciliana alla prossima tornata elettorale di novembre. Ha preferito restare al servizio dell’assistenza e delle cure ai siciliani, per dare un contributo concreto al miglioramento del sistema Salute.

Lo stigma contro la sanità privata accreditata: un caso tutto italiano

Da Sanità24, portale de IlSole24ore

In tutta Europa i grandi sistemi di welfare sanitario da decenni hanno sviluppato modelli pluralistici nella produzione ed erogazione delle prestazioni. Anche i più rigidi sistemi di tipo Beveridge utilizzano al proprio interno sempre più frequentemente gestori di attività ambulatoriali e ospedaliere di diritto privato, mentre paesi con sistemi di tipo Bismarck, come Germania e Olanda, hanno scelto da tempo di assicurare ai propri cittadini l' universalità e l' accessibilità delle cure utilizzando esclusivamente assicuratori privati (Olanda) o avviando un imponente piano di privatizzazione della gestione della rete ospedaliera (Germania).

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Notizie Aiop Nazionale

Dipendente licenziato per assenza ingiustificata anche se è in carcere
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Dipendente licenziato per assenza ingiustificata anche se è in carcere

Cass. Civ. Sez. Lavoro n. 13383 del 16 maggio 2023.

Sonia Gallozzi, consulente giuslavorista Sede nazionale

La pronunci oggi commentata affronta il caso di un lavoratore licenziato per assenza ingiustificata dal servizio per oltre due mesi. L’ex dipendente impugnava giudizialmente la risoluzione, sostenendo che fosse stato costretto in carcere in virtù di una sentenza definitiva per un reato estraneo al rapporto di lavoro e, in isolamento per 14 giorni per evitare il contagio da Covid-19, non avesse avuto la possibilità di avvisare alcuno.

I giudici di primo e secondo grado rigettavano le doglianze del lavoratore, ritenendo infondate le giustificazioni e sancendo che il dipendente che ha la necessità di assentarsi dal lavoro è tenuto a comunicare al datore di lavoro i motivi dell’assenza, con qualsiasi modalità, purché tempestiva ed efficace, oltre che esaustiva, cioè completa dei motivi e della durata dell’assenza, anche per consentire al datore stesso di organizzare il servizio in mancanza del lavoratore assente.

L’ex dipendente impugnava quindi la sentenza dei giudici di merito davanti alla Corte di Cassazione, la quale, con la pronuncia che ci occupa, ha ritenuto di condividere le decisioni della Corte d’appello. Ha infatti sostenuto la Suprema Corte che sebbene la detenzione in carcere possa rappresentare un motivo astrattamente idoneo a giustificare l'assenza, il lavoratore, per rispettare gli obblighi di correttezza e buona fede, avrebbe dovuto provvedere ad una tempestiva comunicazione onde porre l'azienda in condizione di riorganizzare il servizio. In questo senso, risultava irrilevante il fatto che il direttore amministrativo avesse appreso informalmente dalla moglie del lavoratore che costui era agli arresti, perchè l'informazione era incompleta e non idonea a consentire all'azienda di assumere i provvedimenti necessari alla sostituzione del dipendente, in difetto di informazioni sulla ragione dell'arresto, il carattere o meno temporaneo della misura, la durata, insomma le notizie minime utili per assumere le conseguenti determinazioni”. In sintesi, confermano gli Ermellini che una comunicazione priva dei requisiti minimi per svolgere la sua funzione, in quanto resa verbalmente, in modo assolutamente incompleto, non era idonea a giustificare un’assenza protrattasi per lungo tempo senza alcuna notizia ufficiale, considerato, peraltro, che trascorsi i quattordici giorni di isolamento sanitario, il lavoratore avrebbe ben potuto disporre per suo conto una comunicazione scritta esaustiva dei motivi dell’assenza e della durata, mentre egli si era completamente disinteressato di aver abbandonato il posto di lavoro e di aver lasciato il datore privo di notizie in merito alla sua assenza, peraltro destinata a durare a lungo (condanna a sei anni e nove mesi di reclusione).

La Corte quindi, nel rigettare il ricorso, ha sancito la piena legittimità del licenziamento così come operato.

 

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