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Interruzione di gravidanza. I 40 anni della legge 194 del 1978
La relazione del Ministro della salute sull’attuazione della normativa
Antonio Irranca
Nel maggio prossimo si celebrerà il quarantesimo anno dall’entrata in vigore nel nostro paese delle norme sull’interruzione volontaria della gravidanza (di seguito IVG), di cui alla L. 194/1978 che ha consentito di regolamentare un fenomeno che necessitava da tempo di importanti interventi da parte dello Stato.
Il Ministero della Salute ha diffuso nel dicembre scorso una relazione con cui si mostrano i dati relativi all’IVG dal 1978 al 2016 (allegata).
I dati sul ricorso all'IVG sono in costante diminuzione arrivando agli 84.925 interventi del 2016 a fronte dei 234.801 del 1982 (picco massimo). Costante calo che va riferito a diversi fattori quali: il tasso di istruzione; maggiore consapevolezza in ambito di educazione sessuale, soprattutto tra i giovani, nell’utilizzo del preservativo (sebbene l’Italia rimanga indietro nella diffusione rispetto ai maggiori Stati europei); maggiore periodo di tempo in cui gli italiani rimangono domiciliati presso le proprie famiglie.
A questa diminuzione va, di contro, segnalato un minore uso della pillola contracettiva (assai più efficace del preservativo in ambito di gravidanza) ed un maggiore aumento del ricorso all’interruzione di gravidanza mediante l’utilizzo della pillola abortiva.
Il rapporto, inoltre, ha mostrato, inevitabilmente, la situazione dell’IVG in relazione al fenomeno dell’obiezione di coscienza, in Italia molto diffuso. Risulta in aumento il numero dei non obiettori presso le strutture sanitarie mentre per quanto riguarda la presenza dei medici obiettori presso i Consultori familiari, questi sono presenti in misura inferiore rispetto agli obiettori delle altre strutture.
In ultimo, va fatto presente che il 30 % delle donne che hanno fatto ricorso all’IVG sono straniere.