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Notizie dalla Liguria

Accordo tra Fasi, Aiop, Federanisap, Aris e Agespi per l’ottimizzazione delle prestazioni sanitarie integrative

Milano, 7 febbraio 2019

Il 7 febbraio, nell’ambito di Connext-Confindustria, il primo evento di partenariato industriale, in programma a Milano, è stato presentato l’accordo sottoscritto tra Fasi, il Fondo assistenza sanitaria integrativa dei dirigenti italiani e le Associazioni di categoria Aiop (Associazione Italiana Ospedalità Privata), Federanisap (Federazione Nazionale delle Associazioni Regionali o Interregionali delle Istituzioni Sanitaria Ambulatoriale Private), Aris (Associazione religiosa Istituti Socio Sanitari) e AGeSPI (Associazione gestori servizi socio sanitari e cure post intensive).

Necessaria una maggiore erogazione di prestazioni a livello regionale e risorse per il rinnovo dei contratti

Comunicato stampa del 23 gennaio 2019 a seguito della dichiarazioni del Ministro Grillo sul tavolo di lavoro per il Patto per la Salute

“Auspico che il nuovo Patto per la Salute tenga nella dovuta considerazione, tra i tanti temi, due che, a nostro avviso, sono prioritari: la possibilità per le Regioni, nel rispetto delle risorse assegnate alle stesse, di erogare maggiori prestazioni sanitarie e servizi aggiuntivi per ovviare alla criticità delle liste d’attesa e che queste possano essere garantite dalle nostre strutture, in tempi rapidi, con costi certi e qualità verificabile; la possibilità, sempre per le Regioni, di utilizzare le proprie risorse per il doveroso rinnovo del contratto dei lavoratori che operano nella componente privata del Servizio sanitario".
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Notizie Aiop Nazionale

Cittadini (Aiop): “La Nadef disegna uno scenario preoccupante. È a rischio la tenuta stessa del SSN”
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Cittadini (Aiop): “La Nadef disegna uno scenario preoccupante. È a rischio la tenuta stessa del SSN”

I dati della Nadef evidenziano una riduzione della spesa sanitaria che la porterà, nel 2024, a livelli più bassi, in rapporto al PIL, rispetto al periodo pre-pandemico.

di Barbara Cittadini
 
Quello che delinea la Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza, approvata mercoledì 27 settembre scorso dal Consiglio dei Ministri, è uno scenario preoccupante che pone seri dubbi sulla tenuta del Servizio Sanitario Nazionale.
 
Le risorse destinate alla sanità registrano, per l’anno in corso, una riduzione di 1,3 miliardi rispetto alle previsioni di aprile 2023, passando da 136,043 a 134,734 miliardi, con il rapporto della spesa sul PIL che si attesterà al 6,6%, a fronte del 6,7% indicato nel DEF di aprile, di molto inferiore all’8% della media OCSE Europa 2020.
 
Le previsioni indicano, poi, una ulteriore diminuzione della spesa che, nel 2024, sarà pari a 132,946 miliardi e al 6,2% del PIL: anche in questo caso, in ottica comparativa, si tratta di un dato inferiore rispetto al DEF di aprile che anticipava un’incidenza sul PIL al 6,3%.
 
Sebbene in termini assoluti, nel prossimo biennio, il trend registri un miglioramento con un incremento del livello di spesa sanitaria di 1,7 miliardi nel 2025 e di 573 milioni nel 2026, l’andamento previsionale del PIL – a sua volta in crescita – comporterà di fatto una invarianza del rapporto tra spesa e PIL per il 2025 (al 6,2%) e una diminuzione per il 2026 (al 6,1%).
 
E’ evidente una constatazione che non è possibile non fare. 
Quanto emerge dalla Nota di aggiornamento solleva fortissime preoccupazioni: in primo luogo, perché interviene in una fase di forte instabilità, una fase nella quale il mercato italiano ed europeo sono soggetti alla pressione inflazionistica legata, anche ma non solo, ai condizionamenti della guerra in Ucraina sul mercato dei beni energetici; in secondo luogo, perché gli effetti della pandemia non si sono, ancora, del tutto esauriti.
 
La conclusione che si può trarre da tutto questo è semplice, chiara e più che preoccupante: se consideriamo i dati sulle liste di attesa, quelli relativi alle rinunce alle cure e quelli sull’invecchiamento della popolazione, la tenuta del SSN appare già molto precaria.
 
Per tale ragione, le proiezioni di spesa risultano assolutamente insufficienti per risolvere le criticità del SSN e riportano l’Italia a livelli di spesa/PIL inferiori a quelli del periodo pre-pandemico quando il valore del 6,4% era già considerato inadeguato.
 
Non possiamo dimenticare, peraltro, che a tutto questo si aggiungono le progettualità previste dalla Missione 6 del PNRR, che avranno bisogno di forti aumenti di spesa corrente per la loro gestione.
 
Il confronto con i principali Paesi europei, poi, ci vede ampiamente sotto la media.
Se consideriamo il periodo pre-pandemico, infatti, nel 2019 l’Italia si attestava al 6,4% a fronte di una media al di sopra del 9% degli altri partner europei: 9,8% della Germania, 9,3% della Francia e 7,8% del Regno Unito.
 
Si tratta, dunque, di un quadro che non può che allarmarci: un livello di finanziamento inadeguato condurrà, inevitabilmente, a garantire sempre meno prestazioni alla popolazione che, se non potrà ricorrere alla spesa out-of-pocket, sarà costretta ad aspettare tempi che rischiano di compromettere, in tutto o in parte, la propria salute o a rinunciare completamente alle cure.
 
L’auspicio, quindi, è che nel ricercare il difficile equilibrio tra il diritto alla salute – l’unico, comunque, definito fondamentale dalla nostra Costituzione – e le esigenze di bilancio, non si sacrifichino i caratteri di universalità, uguaglianza ed equità del Servizio sanitario nazionale. 
Se l’Italia vuole rimanere un Paese con lo stesso livello di civiltà di quelli economicamente e socialmente più avanzati, conservare e preservare un SSN efficace ed efficiente, universale ed equo è un obiettivo prioritario da perseguire .
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