Tribunale di Bari, Sentenza n. 2636 del 10.06.2019
La sentenza in commento prende le mosse dal licenziamento per giusta causa comminato da una società ad una propria dipendente, la quale, a causa di una malattia che l’aveva costretta ad assentarsi dal lavoro per un congruo lasso temporale, aveva dovuto restituire il telefono di proprietà dell’impresa, sul quale però continuavano ad arrivare messaggi che venivano prontamente raccolti dal datore di lavoro.
L’azienda veniva così a conoscenza che la predetta non solo aveva indebitamente installato e collegato il proprio account privato di Facebook sul telefono aziendale, ma intratteneva diverse conversazioni con soggetti esterni.
INPS e la tracciabilità retribuzione
Con la nota n.5293/2019 l’INL chiarisce alcune indicazioni in merito all’applicabilità o meno delle sanzioni previste dalla Legge n.205/2017 in materia di tracciabilità delle retribuzioni per i datori di lavoro che hanno alle proprie dipendenze lavoratori richiedenti asilo in attesa della formalizzazione del permesso di soggiorno. La nota commentando la circolare A.B.I. del 19/04/2019 relativa ai chiarimenti sull’obbligo di identificazione per la clientela che fa richiesta di apertura di un conto di base da parte di persone richiedenti asilo.
7 giugno 2019
Il 7 giugno 2019 si è riunito il primo Consiglio UEHP del 2019, questa volta ospitato da PALMED - Patronatul Furnizorilor de Servicii Medicale Private, l’Associazione rumena dell’ospedalità privata, che ha scelto come sede per l’incontro l’Hotel Hilton Garden Inn di Bucarest.
Negli ultimi cinque anni, grazie al programma quadro per la sanità H2020, sono stati investiti 3.3 miliardi nelle ricerche sul cervello, di cui 615 milioni sui disordini mentali
Le politiche e i servizi relativi alla salute mentale sono di competenza dei singoli Stati membri, come ogni altro settore sanitario. Negli ultimi decenni, tuttavia, la necessità di inserire anche questo ambito tra le priorità del programma per la tutela della salute pubblica è stata sempre più chiaramente riconosciuta dall’Unione europea, anche in ragione del fatto che una persona su cinque ha sofferto o soffre di disturbi mentali, come è stato stimato da un recente studio dell’OMS.