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Notizie dalla Liguria

Storica apertura di Confindustria alla filiera della salute

Presentato il Rapporto annuale sulla filiera della salute

La “white economy” è ormai un potente driver dell’economia italiana che contribuisce al Pil nazionale per il 10,7%, dando lavoro ad oltre 2,4 milioni di persone, pari a circa il 10% dell’occupazione complessiva. Una filiera pubblica e privata, quella della salute, che produce qualità della vita portando l’Italia ai primi posti nel mondo per numero di anni vissuti senza malattie o infortuni. Che contribuisce alla ricchezza nazionale. E che ha il vantaggio di essere anticiclica, come dimostrano gli aumenti a due cifre messi a segno in questi anni di crisi su export, fatturato e valore aggiunto. É questa la fotografia che emerge dal Rapporto di Confindustria sulla filiera della salute, presentato mercoledì mattina a Roma, e realizzato insieme alle Associazioni confederali di categoria che rappresentano la filiera stessa, tra cui Aiop, Assobiomedica, Farmindustria, Federchimica e Federterme.

Via Irpef nelle Regioni risanate e Titolo V da modificare

«Le Regioni uscite dal Piano di rientro e che hanno raggiunto il pareggio di bilancio, non hanno più nessuna ragione di mantenere una super aliquota Irpef che era stata pensata per coprire il deficit nella sanità e che pesa tantissimo sui cittadini».
Questa è la posizione del ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, intervenuta alla trasmissione radiofonica Radio anch' io su Radio Rai 1.
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Notizie Aiop Nazionale

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La responsabilità dell'infermiere come professionista sanitario

Nuovo orientamento della Cassazione penale. Sentenza n. 5 del 2018

Antonio Irranca

Quando si parla di responsabilità medica siamo soliti pensare alla malpractice riferita al medico.
La sentenza in commento ha ad oggetto un caso che vede il decesso di un paziente la cui colpa è stata imputata alla negligenza degli infermieri in servizio.
La S.C. con la sentenza n. 2031/2017 (allegata), aderendo alla pronuncia della Corte di merito in secondo grado, ha stabilito che l’infermiere non deve essere reputato quale mero “ausiliario del medico” ma un vero e proprio “professionista sanitario”, con tutte le conseguenze che ciò comporta.
La vicenda trae origine dal decesso di un paziente, che affidato alle cure del personale sanitario è morto a seguito di complicanze inerenti le proprie condizioni precarie di salute. A peggiorare il quadro clinico sino al giungere dell’evento morte è stata la negligenza degli infermieri preposti alla vigilanza del paziente nel decorso post-operatorio che tardando nel dare pronta comunicazione al medico di turno hanno determinato la morte del paziente.
Nelle motivazioni della Cassazione si rinviene, dunque, un nesso eziologico tra la morte del paziente e la condotta del personale infermieristico, a cui è garantita “autonoma professionalità […] quale soggetto che svolge un compito cautelare essenziale nella salvaguardia della salute del paziente, essendo onerato di vigilare sul decorso post-operatorio, proprio ai fini di consentire, nel caso, l’intervento del medico”.
Alla luce di ciò, la posizione del medico rimane estranea e priva di conseguenze sia sul piano civile che penale in quanto egli al momento del controllo di routine non era in grado di prevedere un peggioramento delle condizioni cliniche del paziente, e quando è intervenuto era ormai troppo tardi.
In un contesto come quello attuale in cui la normativa sulla responsabilità medica è costantemente in piena evoluzione e soggetta a mutamenti repentini, sia normativi che giurisprudenziali, una pronuncia in tal senso apre le porte ad una serie di nuovi scenari. Infatti, secondo una lettura orientata della previgente normativa, delle azioni illecite dell’infermiere rispondeva direttamente la struttura sanitaria in virtù del c.d. contratto di spedalità (con successiva rivendicatio actionis da parte della struttura sullo stesso); con la presente sentenza, invece, l’autonomia riconosciuta all’infermiere fa in modo che egli sia direttamente responsabile al pari del medico.
Nel caso di specie, infatti, l’infermiere viene condannato al ristoro economico a favore degli aventi diritto del de cuius, mentre in sede penale viene dichiarato il non luogo a procedere per intervenuta prescrizione del reato.
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